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Secondo voi Angelo Granara, fra tutti i suoi ricordi eritrei, poteva tralasciare i belès, questo è il nome eritreo del fico d'India? No, non poteva dimenticarli essendo entrati di forza nell'economia del paese, modificando radicalmente i paesaggi e penetrando indissolubilmente nell'inconscio degli abitanti, bianchi o neri che siano. Ecco quindi che Angra intitola il suo ultimo libro Beles: inutile insistere nel ribadire che, come tutti gli ultimi libri di Angelo, anche questo si legge tutto d'un fiato, ed è piacevole insinuarsi in tutto quel mondo che l'autore vuole riportare a livello di coscienza. Inutile ripetere che lui questi argomenti li scrive in forma poetica, le sue frasi sono sempre ricolme di dolcezza e il lettore è rapito dalla musicalità generata dalle sue parole; parole di amore per la sua terra che desidererebbe rivedere, ma non riesce a realizzare questo sogno, ostacolato da molti fattori, non ultimo l'età, perché quell'Africa, che tanto ama, è una terra che, se ci vai, ti vuole vedere ancora in faccia e pretende una prestanza fisica che non abbiamo più.